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Questo sillabario non è stato scritto per fare letteratura politica, ma semplicemente per iniziare un dialogo con chi, deluso o disgustato, si è rifugiato in una aristocratica astensione dal voto, come pure con quanti tuttora votano per un dovere morale più che per la speranza in un cambiamento di questo sistema retto dai partiti. Si parte da lontano, dall'antica Atene, dove nel VI secolo a. C. nacque una forma di governo straordinaria, la democrazia, grazie alla quale gli ateniesi seppero superare eventi cruciali per la loro esistenza, e raggiungere livelli economici e culturali mai eguagliati nella storia dell'umanità. Seguono un'analisi storica rapida, ma non priva di particolari inediti, che evidenzia come il popolo abbia sempre e invariabilmente subito la volontà di chi ha gestito il potere; un commento critico e talvolta inconsueto degli articoli della Costituzione relativi all'ordinamento dello Stato; l'analisi dello statuto dei maggiori partiti italiani, che scopre vistose ed imprevedibili lacune della democrazia.